Lo ha detto Francesco: LO SPIRITO CHE UNISCE LE DIFFERENZE

Il libro degli Atti degli Apostoli (cfr 2,1-11) narra quanto accadde a Gerusalemme cinquanta giorni dopo la Pasqua di Gesù. I discepoli erano riuniti nel cenacolo e con loro c’era la Vergine Maria. Il Signore risorto aveva detto loro di rimanere in città finché non avessero ricevuto dall’alto il dono dello Spirito. E questo si manifestò con un «fragore» che all’improvviso si sentì venire dal cielo, come un «vento impetuoso» che riempì la casa dove si trovavano (cfr v. 2). Si tratta dunque di un’esperienza reale ma anche simbolica. Una cosa che è accaduta ma anche ci dà un messaggio simbolico per tutta la vita.

Questa esperienza rivela che lo Spirito Santo è come un vento forte e libero, cioè ci porta forza e ci porta libertà: vento forte e libero. Non si può controllare, fermare, né misurare; e nemmeno prevederne la direzione. Non si lascia inquadrare nelle nostre esigenze umane – noi cerchiamo sempre di inquadrare le cose –, non si lascia inquadrare nei nostri schemi e nei nostri pregiudizi. Lo Spirito procede da Dio Padre e dal suo Figlio Gesù Cristo e irrompe sulla Chiesa, irrompe su ciascuno di noi, dando vita alle nostre menti e ai nostri cuori. Come dice il Credo: «È Signore e dà la vita». Ha la signoria perché è Dio, e dà vita.

Il giorno di Pentecoste, i discepoli di Gesù erano ancora disorientati e impauriti. Non avevano ancora il coraggio di uscire allo scoperto. E anche noi, succede a volte, preferiamo rimanere tra le mura protettive dei nostri ambienti. Ma il Signore sa come raggiungerci e aprire le porte del nostro cuore. Egli manda su di noi lo Spirito Santo che ci avvolge e vince tutte le nostre titubanze, abbatte le nostre difese, smonta le nostre false sicurezze. Lo Spirito ci rende nuove creature, così come fece quel giorno con gli Apostoli: ci rinnova, nuove creature.

Essi, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo non furono più come prima – li ha cambiati –, ma uscirono, uscirono senza timore e cominciarono a predicare Gesù, a predicare che Gesù è risorto, che il Signore è con noi, in maniera tale che ognuno li capiva nella propria lingua. Perché lo Spirito è universale, non ci toglie le differenze culturali, le differenze di pensiero, no, è per tutti, ma ognuno lo capisce nella propria cultura, nella propria lingua. Lo Spirito cambia il cuore, allarga lo sguardo dei discepoli. Li rende capaci di comunicare a tutti le grandi opere di Dio, senza limiti, oltrepassando i confini culturali e i confini religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere. Gli Apostoli li mette in grado di raggiungere gli altri, rispettando le loro possibilità di ascolto e di comprensione, nella cultura e linguaggio di ciascuno (vv. 5-11). In altre parole, lo Spirito Santo mette in comunicazione persone diverse realizzando l’unità e l’universalità della Chiesa.

E oggi ci dice tanto questa verità, questa realtà dello Spirito Santo, dove nella Chiesa ci sono dei gruppetti che cercano sempre la divisione, di staccarsi dagli altri. Questo non è lo Spirito di Dio. Lo Spirito di Dio è armonia, è unità, unisce le differenze. Un bravo Cardinale, che è stato Arcivescovo di Genova, diceva che la Chiesa è come un fiume: l’importante è stare dentro; se tu stai un po’ da quella parte e un po’ da quell’altra parte non interessa, lo Spirito Santo fa l’unità. Usava la figura del fiume. L’importante è stare dentro nell’unità dello Spirito e non guardare le piccolezze che tu stai un po’ da questa parte e un po’ da quella parte, che tu preghi in questo modo o in quell’altro… Questo non è di Dio. La Chiesa è per tutti, per tutti, come ha fatto vedere lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste.

Chiediamo oggi alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, di intercedere perché lo Spirito Santo scenda in abbondanza e riempia i cuori dei fedeli e accenda in tutti il fuoco del suo amore.

(dall’Angelus di domenica 23 maggio 2021)