di Ferruccio Comar
La volta scorsa ci siamo fermati di fronte alla farmacia “Croce Verde”: oggi iniziamo da qui volgendo lo sguardo verso l’incrocio tra via Revoltella e via Sette Fontane.
Lì c’è ancora, fortunatamente, il resto del giardino alberato della villa Cimolino. Era più ampio, ma aveva comunque la forma triangolare di oggi. Recinto da un muro in pietra viva alto circa 2,5 metri, questo correva lungo le vie Sette Fontane e Revoltella. Sul lato di via Revoltella, proprio di fronte al portoncino di villa Slavich si apriva anche qui un portoncino in ferro che dava accesso al giardino.
Dietro al giardino con la facciata rivolta verso la città, appariva tra gli alberi la villa di due piani e alle sue spalle lungo gli attuali marciapiedi si trovavano le stalle che si sviluppavano lungo le due vie (Fontane/Revoltella) lasciando al loro interno un ampio cortile. Infatti, i Cimolino gestivano un’impresa di trasporto merci (in porto) con carri e cavalli ed era un vero spettacolo vedere ogni mattina l’uscita dei carri a due cavalli con le grida dei “caradori” e/o “kucer” che li incitavano, mentre con la frusta in una mano agivano con l’altra sulla manovella del freno per rallentare la corsa dei carri lungo la discesa. Alla sera, al loro ritorno c’era invece la gara dei ragazzini che cercavano di salire in corda ai carri, mentre i cavalli stanchi della lunga giornata sbuffavano sulla salita e le fruste schioccavano nell’aria sia per incitare i cavalli che per allontanare i ragazzi dalla coda dei carri.
C’erano anche due o tre momenti particolarmente profumati, durante l’anno: quando arrivavano dei carri ricoperti di fieno per oltre due metri di altezza e, entrando con un po’ di fatica nel cortile attraverso il grande portone che si apriva proprio di fronte alla via Bartoletti, riempivano l’aria del profumo dei campi.
Un quadro questo difficilmente immaginabile oggi, ma allora molto suggestivo, così come è il suo ricordo.
Alla prossima volta!