di Antonio Di Chiara*
Il canto è il simbolo dell’unità di coloro che cantano, poiché la voce è la sola realtà fisica che gli individui possono fondere in unità.
Cantare in coro significa proprio questo: abbandonare la propria identità di singolo per trovarsi immersi in un’identità collettiva, corale e di gruppo. Nella nostra parrocchia esistono bellissimi esempi di singoli che si donano agli altri, che in virtù di un gruppo creano un’identità. Un esempio è il coro giovani: trentuno ragazzi tra coristi e musicisti che col tempo hanno creato una bellissima realtà liturgico-musicale ma anche di identità. Fare parte del coro giovani significa abbracciare valori come l’allegria, l’unione, la condivisione, tutti elementi che in quest’ultimo anno per molti di noi sono stati abbandonati a causa delle restrizioni Covid. Gli adulti, seppur con mille difficoltà, hanno cercato giornalmente di affrontarle, trovando stimoli ed energie nuove, alcuni hanno mal sopportato questo periodo, alcuni altri hanno cercato di porre rimedi pur di continuare a vivere la loro quotidianità.
Ma molto spesso abbiamo perso di vista la dimensione dei ragazzi e in particolare degli adolescenti. Nel mese di febbraio di quest’anno ho raccolto da parte dei miei coristi più piccoli testimonianze di tristezza per le tantissime attività extrascolastiche che per causa di forza maggiore sono state sospese, come le attività sportive o la danza, o ancora i doposcuola; luoghi che non erano portatori di una semplice attività, ma luoghi in cui esprimere se stessi, in cui conoscere gli altri. Ho letto nei loro occhi un senso di solitudine e da educatore (oltre che direttore di coro) mi sono sentito in dovere di porre rimedio. Per cui, con tutte le precauzioni e i dispositivi del caso, ho avviato un corso di canto destinato esclusivamente ai coristi più piccoli.
Ad oggi sono quattordici i frequentanti del corso, di un’età compresa tra i 10 e i 17 anni. Al di là della semplice esercitazione per una crescita canora, ci siamo spesso trovati per le pizze insieme (momento molto gradito ai ragazzi), per giochi in oratorio e con la bella stagione anche per uscite al mare. Per me, ma per tutta la comunità, penso sia molto bello sentir risuonare nei luoghi parrocchiali le loro risate, farsi coinvolgere dalla loro naturale propensione all’allegria e alla spensieratezza.
Loro costituiscono una risorsa importantissima per la nostra comunità perché stanno crescendo insieme, perché rinsaldano ogni giorno la loro unità, perché sono di grande attrazione verso gli altri giovani che frequentano la nostra parrocchia ma non si sono inseriti in altre attività.
In altre parole loro sono il nostro futuro ed io con grande commozione ed orgoglio mi sento il loro responsabile. Ascolto le loro storie, gioisco nel vedere la loro allegria, noto le loro naturali dinamiche positive di gruppo.
Dal 19 al 21 luglio per completare questo ciclo corale faremo un soggiorno a Treppo Carnico, in cui ogni giorno affronteremo una tematica differente e che servirà loro come una bellissima esperienza in un anno difficile e tutto contornato dal canto e dalla musica.
Sant’Agostino scriveva che «il cantare è un segno di letizia e, se consideriamo la cosa più attentamente, anche di espressione d’amore».
*Direttore del Coro giovani di San Vincenzo de’ Paoli