Secondo cantiere del Sinodo
Domenica 5 marzo si è tenuta nel teatro “Silvio Pellico” un’assemblea parrocchiale a cui hanno partecipato una cinquantina di persone di diverse età.
L’intergenerazionalità, la necessità di dialogo e di scambio tra giovani, adulti e anziani, è stata un tema ricorrente negli interventi che si sono susseguiti: sono stati auspicati più pranzi comunitari e più occasioni di ritrovo a vari livelli. Ciò che è stato sottolineato, in particolare dai più giovani, è stato il bisogno di promuovere un atteggiamento di ascolto non distratto né giudicante, capace di accogliere tutte e tutti rispettandone la diversità. Molti mancano all’appello: i trentenni, ma anche i ragazzi che gironzolano in rione e per accogliere i quali servirebbe un’alleanza educativa tra i tanti soggetti che compongono il territorio (scuole, ricreatorio, parrocchia…), come avveniva qualche anno fa.
La parrocchia può contare su molti spazi — oratorio, teatro, sala delle colonne — che vanno riempiti di relazioni educative: a questo proposito qualcuno suggerisce una campagna di sensibilizzazione per coinvolgere nuove volontarie e volontari. Si chiede più coraggio nell’affrontare temi difficili, che sono quelli che generano domande di senso: c’è bisogno di una prespiritualità che susciti quesiti. Ma si avverte necessità anche di formazione, di catechesi, di una breve omelia durante le celebrazioni feriali.
Perché la fede non corra il rischio di essere altro rispetto alla vita quotidiana si propone di valorizzare le esperienze professionali presenti all’interno della comunità parrocchiale e di coinvolgere i genitori dei più piccoli, non limitandosi a contenuti teologici o pastorali, ma ad esempio offrendo indicazioni e testimonianze per vivere cristianamente le assemblee condominiali.
Non si tratta di inventarsi cose nuove, ma di cambiare il modo in cui si fanno le cose.