L’organo Mascioni

L’ORGANO VINCENZO MASCIONI, OP. 928 (1971)

(Giuseppe Radole)

L’organo SVinc03collocato in cantoria sopra l’ingresso principale, è chiuso nella cassa precedente, con prospetto di stagno a vari ordini di canne, di cui sonore quelle delle due campate laterali e della centrale.

 

 

 

 

 

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Consolle staccata con due tastiere di 61 basti (do1 – do6) e pedaliera concava di 32 pedali (do1 – sol3) trasmissione elettrica, pressione mm. 50.

 

 

 

 

 

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Nell’interno della consolle l’epigrafe. V.zo Mascioni – Cuvio (Varese) – 1970 op. 928.  Altra consolle ad una tastiera è collocata nella navata centrale.

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Registri azionati da placchette a bilico

 

 

 

Grand’Organo Organo espressivo Pedale
Principale 8’ Principale 8′ Basso dolce 16′
Flauto 8’ Bordone 8′ Subbasso 16′
Flauto 4’ Ottava 4′ Principale 8′
Ottava 4’ Nazardo 2 2/3′ Bordone 8′
Decimaquinta 2′ Ottavino 2′ Ottava 4′
Decimanona 1 1/3′ Decimino 1 3/5′ Superottava 2′
Vigesimaseconda 1′ Ripieno 2 file 1 1/3′ Tromba 8′
Ripieno 4 file 2/3′ Cromorno 8′
Tromba 8′ Voce Umana 8′
Tremolo

Totale canne: 1535

ACCESSORI. Tutte le unioni, super- e sub-ottave, 4 combinazioni aggiustabili, 5 combinazioni fisse, staffe per crescendo ed espressione.

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veduta dei mantici “abbassati”

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Particolare della pedalieraSVinc020

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Notizie storiche sugli organi di San Vincenzo

Anteriormente all’organo Mascioni esisteva un organo dei Fratelli Rieger, che venne ordinato, per celebrare il 25° della posa della prima pietra della chiesa, nella primavera del 1913. Così infatti scriveva l’amministratore don Antonio Germek, in una lettera indirizzata alla Curia il 19 marzo 1913:

(…) mentre tutte le chiese e cappelle catt. di Trieste sono fornite di organo, la sola parrocchiale di S. Vinc.o, che il prossimo anno celebrerà il 25° anniv. della posa della prima pietra è oggi ancor sprovvista, oltrechè del campanile, di un organo che con le sue voci melodiche accompagni il canto (…). La dev. scrivente [amministrazione] pertanto nell’intento di veder quanto prima soddisfatto un vivo desiderio espresso da molti parrocchiani e considerando che l’oggetto non sarebbe in nessun caso di spettanza dell’event. Patrono, osa proporre a Cod. Rev. Ordin un piano e progetto dettagliato di un organo nuovo che, a detta dei tecnici interpellati (m.i Painich, Taverna, Mons. Buttignoni) riuscirebbe un vero ornamento della chiesa ed un coefficiente preziosissimo di cultura relig. […].

Furono prescelti per la progettazione e per la realizzazione dello strumento i Fratelli Rieger, che a Trieste avevano già fornito di nuovi strumenti la chiesa della B.V. delle Grazie di via Giustinelli (organo di Julius Kugy); di San Silvestro e del Tempio israelitico. Essi godevano della fiducia piena di Carlo Paini, allora autorità indiscussa in città non solo nel campo della musica sacra ma anche in quello della organologia.

Il progetto, il cui originale è andato perduto, con alcuni mutamenti suggeriti da Carlo Paini, e con 1’aggiunta del motore elettrico, doveva venire realizzato già per il Natale 1913. Giunse invece a Trieste un po’ più tardi, il 22 febbraio 1914. Venne collaudato in forma privata da Carlo Paini, Gastone Zuccoli e Vittorio Heinisch il 7 marzo 1914, mentre la benedizione e la presentazione al pubblico (organista Gastone Zuccoli) avvenne il 19 dello stesso mese, festa di S. Giuseppe, durante la messa solenne, celebrata da mons Buttignoni. L’organo, tutto compreso venne a costare cor. 12.500, di cui cor. 4.000 furono offerte dall’I.R. Ministero del Culto di Vienna.

Agli atti figura una dichiarazione di Carlo Paini, che però non è firmata dagli altri collaudatori. Essa dice:

Incaricato dal M. R. Amministratore Parrocchiale della Chiesa S. Vincenzo de Paoli di esaminare il nuovo organo testè costruito dalla ditta F.lli Rieger di Jagerndorf dichiaro che esso corrisponde pienamente al progetto presentato dalla Ven. Fabbriceria e che l’ottima riuscita del lavoro va attribuita all’impiego di buon materiale ed alla finezza di lavorazione del legno e metallo. L’effetto fonico dei singoli registri quanto dell’intera massa è eccellente ed il motore per la manticeria silenzioso. Ben lieto di comunicare un tanto al M.R. Amministratore di questa Chiesa mi segno

Trieste 7 marzo 1914

dev. Carlo Painich

L’organo Fratelli Rieger, op. 1831

L’organo, chiuso nella cassa tuttora esistente, aveva una consolle staccata con due tastiere di 58 tasti (do1 – la5) la pedaliera diritta di 30 pedali (do1 – fa3). Al centro del listello l’epigrafe: Op. 1831 – Gebrüder Rieger Inh. Otto Rieger Jägerndorf. Trasmissione pneumatica, somieri a valvole coniche, mantice unico pressione di mm. 105.

Registri azionati da placchette a bilico:

Grand’Organo Organo espressivo Pedale
Principale 8′ Principalino 8′ Violone 16′
Bordone 16′ Flauto armonico 8′ Subbasso 16′
Flauto concavo 8′ Salicional 8′ Basso ottava 8′
Viola gamba 8′ Flauto di tuba 8′ Cello 8′
Capricorno 2′ Eolina 8′
Coperto 8′ Voce celeste 8′
Tromba 8′ Flauto traverso 4′
Ottava (prol. princ.) 4′ Armonia eterea 3 file
Flauto (prol. flauto) 4′
 Mistura 6 file

Totale canne: 1398

ACCESSORI: Tutte le unioni, 4 Combinazioni fisse, crescendo a rullo, staffa espressione.

L’Austria sequestra le canne di prospetto.

Si sa che nei due ultimi anni di guerra; l’Austria, per esigenze belliche, allungò le sue mani non solo sulle campane delle chiese, ma anche sui prospetti di stagno degli organi. Furono risparmiati soltanto quelli anteriori al 1800, quelli di modeste proporzioni o di particolare valore artistico.SVinc09

L’organo di San Vincenzo non entrava in queste eccezioni e perciò il 20 aprile 1918, a soli quattro anni dalla inaugurazione, venivano sequestrate le canne di prospetto (Principale e Ottava) per un totale di kg. 81,82 di stagno.

Anche così mutilo, per la presenza massiccia di registri di otto piedi, lo strumento fu trovato corrispondente ai bisogni liturgici. Non solo, ma qui fu tenuto il primo concerto d’organo, all’infuori del collaudo, in una chiesa cattolica triestina.

I primi concerti d’organo in una chiesa cattolica a Trieste.

L’autorità ecclesiastica di allora non riteneva di poter conceder il luogo sacro per un uso che si riteneva allora profano. Tale opposizione fu superata prima da Salvatore Dolzani che a San Vincenzo tenne un concerto il 9 luglio 1918 e poi da Gastone Zuccoli che suonò il 17 ottobre dello stesso anno. Rari però i concerti seguiti a questi primi due e, con una sola eccezione, a coronamento di importanti restauri: Eusebio Curelli suonò il 29 marzo 1922 e Alfonso Krisohan il 15 dicembre 1929 ed il 9 gennaio 1937.

Ripristino del prospetto.

A guerra finita si pensò subito di rimettere le canne mancanti e già nel 1920 ci furono dei contatti con i Rieger. Le difficoltà insorte per la mutata situazione politica consigliarono di ripiegare su un organaro italiano. La scelta cadde sul padovano Federico Paccagnella, che fornì un nuovo prospetto, non più di stagno, ma di pessimo zinco. Il lavoro si rivelò di fattura così grossolana, che nel 1926 vi fu un ulteriore scambio di corrispondenza con i Rieger per rifare il prospetto in stagno. Ma non se ne fece nulla. Ed in questa occasione il parroco Antonio Germek, che a suo tempo aveva definito il Paccagnella persona competentissima, dava sullo stesso questo giudizio: un salumaio di Padova che nel 1920 si spacciava per organaro e che dopo aver giocato la chiesa di S. Antonio, ebbe qua l’incarico di reintegrare l’organo.

Lo strumento venne in seguito restaurato da Beniamino Zanin e Figli nell’ottobre-novembre 1936. Ma neanche un anno dopo, il 27 agosto 1937, il parroco mons. Nicolò Gligo scriveva agli Zanin: Alcune canne di diversi registri suonano da sè e anche quello del pedale. Il crescendo non funziona. La tromba di 8 piedi non funziona. Un tanto al seguito al Vs. lavoro dell’ott. u.s. Credo assolutamente sia necessario un Vs. sopraluogo […] avendo qui per il collaudo un Professore dell’Ist. Pont. Romano.

A questa lettera così allarmata, gli Zanin, ritenendo esagerati i rilievi, risposero un pò duramente, difendendo il loro operato: l’organo fu riparato con la massima cura. E concludevano: per il momento non abbiamo occasioni di recarci a Trieste e difficilmente che [ci] si possa recare anche se richiesti […].

Non sappiamo se effettivamente ritornarono.

Verso il nuovo organo.

organoIl nuovo parroco don Bruno Speranza, subentrato a mons. Parentin, promosso a canonico del Capitolo (dicembre 1963), affrontò nuovamente il problema rimasto aperto, incaricando la Commissione diocesana per la musica sacra di cercare una soluzione, mentre lo strumento rivelava sempre nuovi difetti nel funzionamento.

In partenza si era dell’idea di elettrificare le trasmissioni, attuando alcune modifiche nella fonica. Fu interpellato il M° Ferruccio Vignanelli. che fu sul posto il 16 aprile 1967, il quale suggerendo un suo progetto, concludeva: Quanto è detto sopra dovrebbe essere discusso con l’organaro. Senza conoscere tutti gli elementi, si rischia di proporre tante sciocchezze.

Le proposte di Vignanelli furono inviate agli organari Mascioni, che prima di dare una risposta definitiva, si riservarono una visita sul posto per un accurato controllo e misurazione sia dei somieri che dello spazio nella cassa espressiva.

La visita si fece attendere, e veramente non fu neanche sollecitata, perché si credeva di portare prima a termine i] rinnovo della pavimentazione della chiesa. Si giunse così alla fine del 1968, quando venne sul posto per una visita Giovanni Mascioni. Misurata la pressione dell’aria fornita da un unico mantice a pressione di mm. 105, sulla quale erano modellate le bocche delle canne, notò che ogni modifica della fonica sarebbe stata assai problematica, per non dire impossibile. E d’altra parte non c’era neanche spazio sufficiente per una collocazione logica di somieri aggiunti.

Si venne così alla decisione di scartare l’idea di una semplice elettrificazione delle trasmissioni, che pur comportando una spesa non indifferente, avrebbe lasciata inalterata una fonica del tutto superata, e di affrontare la spesa per un organo nuovo che fu commissionato ai Mascioni. Il preventivo porta la data del 2 aprile 1969 n. 2138.

In difesa del vecchio organo.

In difesa del vecchio organo, di cui era prevista la demolizione delle parti in legno, fatta eccezione della cassa, ed il ritiro delle parti metalliche per la fusione, si levò la voce del signor Ferdinando Ressel, che in una lettera del 20 maggio 1969, quando ancora si trattava, chiedeva all’Arcivescovo la donazione dello strumento alla chiesa dei Ss. Pietro e Paolo. Il parroco di San Vincenzo, interpellato, non si oppose alla donazione, cui s’era aggiunta anche la raccomandazione dell’Arcivescovo stesso.

Quando l’organo era stato già smontato (5-6 ottobre 1970) da più di due mesi, ci fu un intervento del Capitolo della cattedrale, il quale (16 dicembre 1970) condizionava il suo benestare, a norma del codice di diritto canonico, al trasferimento alla chiesa dei Ss. Pietro e Paolo non solo dell’organo, ma anche della cassa ornamentale.

Questa uscita, che ritardò notevolmente la consegna dello strumento, non potè tuttavia essere accolta, non essendo adattabile la cassa alle dimensioni della cantoria e soprattutto all’architettura di quella chiesa moderna. D’altra parte non era consigliabile neanche mutare le cose a San Vincenzo, consacrate dal tempo, anche se, come si sosteneva, ne avrebbe guadagnato qualcosa in visuale il rosone di fondo, a scapito però dello strumento per il quale si proponeva un prospetto ceciliano, soluzione assolutamente inaccettabile.

La conclusione fu che la vecchia cassa, rinfrescata nelle vernici e nelle dorature, è rimasta a San Vincenzo, ed il resto dell’Organo Rieger, è stato rimontato nella stretta cantoria sopra l’ingresso della chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, dopo una totale revisione della parte meccanica e la realizzazione di un nuovo prospetto, in armonia con quell’architettura.

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Il nuovo organo, sotto la direzione di Mario Mascioni, fu montato dal 12 al 23 ottobre 1971 e accordato da Enrico Mascioni nella prima metà di novembre, venne inaugurato ufficialmente il 30 novembre 1971 con il concerto tenuto da Luigi Toja dopo la rituale benedizione impartita dall’Arcivescovo mons. Antonio Santin.